mercoledì 29 febbraio 2012

veder passare immagini / senza permettersi il tempo per inseguirne il senso.

Questo tempo è la vita che mi rimane dopo che il resto ha preso la sua parte e non posso accettare di perderlo andando a dormire. È con questi ritagli che devo trovare il modo di occuparmi di me, farmi sfogare, esprimermi, divertirmi, calmarmi, parlare, creare, toccare, inventare, curarmi. Ho solo poche ore al giorno per rielaborare e sciogliere l'angoscia per la morte, per la perdita, più in generale per la docilità con cui ho lasciato che nonostante le premesse anche la mia diventasse una vita comune, ordinaria, con un lavoro invadente, espressioni forzate, scadenze regolari, piani aziendali, bilanci di spesa, stime di produttività, degenerazione, immagini di umiliazione fisica, fallimenti umani e terapeutici, cinismo, compromessi, vessazioni, obbedienza mascherata da consenso, subordinazione e vigliaccheria. Questo tempo sono io e se dormo finisce troppo in fretta, e con lui anche io finisco troppo in fretta. Ed è per questo che sono nervosa, non trovo pace in una posizione, continuo a muovermi, cambiare, toccare i contorni degli oggetti con le dita, per questo non riesco a pensare di dedicarmi ad una sola cosa per volta e cambio umore anche in maniera violenta quando mi accorgo di avere sonno, per questo anche mentre scrivo continuo a guardare, ascoltare, giocare, raccontarmi storie, per questo sento con così tanta urgenza di dover fare in fretta, mettere più cose che posso in queste ore, perché anche questo tempo sta passando e le notti ad un certo punto si concludono, mentre io continuo a dividermi fra l'ansia di creare e un sentimento perverso, pieno di rabbia, per il fatto di non potermi nemmeno concedere una tregua, dormendo.

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