venerdì 24 febbraio 2012

nothing again. noone is listening.

Qualche notte fa ho sognato di trovare dei binari, interrotti, all'interno di una stanza. Accanto ai binari c'erano dei pezzi di rotaia accatastati uno sull'altro e dello spago. D'istinto ho provato a completare i binari aggiungendo alcuni di quei pezzi, ma nessuno combaciava, nemmeno grossolanamente, né c'era o si intuiva il modo in cui potessero legarsi fra loro.
Sapevo di avere a disposizione solo due modi per continuare a costruire quel binario, entrambi destinati a fallire dato che mi trovavo dentro un sogno in cui erano ancora vivi il senso della verosimiglianza e la ragionevolezza: lo spago non avrebbe dato alcuna garanzia di tenuta, in particolare visto che quei pezzi si articolavano così male fra di loro, e io non avevo i mezzi per trasportare tutta la struttura fuori dalla stanza per cercare qualcuno che potesse saldarli.
I pezzi erano leggeri, come se non fossero fatti di metallo, e mentre li spostavo, rigirandoli e provando a farli intrecciare in qualche modo, guardavo verso la porta d'ingresso della stanza usandoli proprio come pezzi di un gioco, come un filtro o una cornice, prima solo per caso, poi sempre più spesso, quasi con affanno, con un gesto che si modificava da un momento al successivo, riempiendosi di ansia e di un'anticipazione senza clemenza.
Sentivo che stavo fallendo ancora, questa volta in un compito che avevo scelto per caso, forse solo perché non riuscivo a sopportare il disordine di un'opera non compiuta e la vista dei pezzi, in attesa, sul pavimento.
E sentivo che allo stesso tempo non potevo più cambiare idea, tirarmi indietro, far finta anche solo di non averci provato, perché ero diventata quegli stessi pezzi: muovendoli mi accorgevo che si trattava ormai della naturale continuazione delle mie mani che per questo erano diventate brutte, troppo lunghe, imprecise, maldestre, inutili.
E mentre continuavo a guardare in direzione della porta, sapevo perfettamente che non si sarebbe affacciato nessuno ma avevo già dentro ugualmente il dolore, acuto come una minaccia, del momento in cui scopri che qualcuno è lì ad assistere al tuo fallimento mentre prende forma.

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