sabato 25 febbraio 2012

sooner or later you heal or you die.

Non riesco ad abbandonarmi nemmeno quando dormo, faccio dei sogni che sono allo stesso tempo lucidi e visionari, sogni rapidi che poi si dilatano in maniera inaspettata su un'immagine che è quasi sempre un intreccio di rimpianto e di angoscia, e lì si fermano per un tempo che, in accordo con le regole che valgono di notte, potrebbe essere anche solo qualche secondo ma è come un'eternità, come avere fra le mani tutto il tempo del mondo, sogni costruiti e vissuti con in sottofondo una coscienza così presente, vigile ed invadente da essere più simili a brevi episodi di tortura annunciata piuttosto che a degli esercizi notturni di stile.
Spesso mi sveglio, anche più volte durante una sola notte, accorgendomi che non stavo nemmeno sognando nel senso letterale del termine, ma stavo solo ripassando mentalmente elenchi di nomi o di situazioni, senza la bellezza delle immagini, senza l'esercizio della fantasia, senza tutti gli allestimenti e le costruzioni che mi farebbero essere più sana di quel sono, in quanto ancora capace di nascondere sotto la struttura di una storia quello che sento di dovermi raccontare ogni notte.
A volte si tratta semplicemente di cose che ho il terrore, anche immotivato, di dimenticare, i nomi degli oggetti, i posti in cui li ho lasciati, la loro posizione esatta l'ultima volta in cui li ho usati, la strada per tornare a casa partendo da più punti della città, il numero di case in cui ho vissuto, i modi per uscire anche al buio dalle stanze in cui ho dormito, la forma delle stazioni da cui parto più spesso, le scadenze, comprese quelle che ho già onorato.
Altre volte ancora si tratta di una collezione delle scene più umilianti, momenti di miseria, di semplice delusione, immagini di una perdita, gli errori materiali, quelli lavorativi e quelli affettivi, descrizioni fotografiche di un'incapacità di scegliere, di vivere e di smettere di rinunciare. E anche senza volermi consolare, mi dico che probabilmente svegliarmi è l'unico modo che ho per interrompere queste catene di immagini che altrimenti potrebbero continuare per un tempo intollerabile, diventando una persecuzione, facendomi perdere in una costruzione fatta di rimandi e assonanze che si accendono e si legano in maniera assolutamente incontrollabile, spontanea e rapida, da cui rischierei davvero, se mi abbandonassi anche solo per una notte, di riemergere poi un giorno qualunque senza più vita da vivere.

1 commento:

  1. Solo oggi, scovando queste pagine come un anello d'oro nella sabbia, scopro che non hai smesso di scrivere. Vengo invasa da una fitta al basso ventre. E' gioia.

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