domenica 1 aprile 2012

thomas bernhard, ja.

Noi cerchiamo senza sosta di scoprire dei retroscena e non facciamo un solo passo in avanti, soltanto complichiamo e ingarbugliamo ancor più ciò che è già complicato e ingarbugliato. Cerchiamo un colpevole del nostro destino, che quasi sempre, se siamo onesti, possiamo definire unicamente come sventura. Ci rompiamo la testa su cosa avremmo potuto fare diversamente o meglio e su cosa possibilmente non avremmo dovuto fare, perché ci siamo condannati, ma non porta a niente. La catastrofe era inevitabile, diciamo poi, e ci concediamo un periodo, anche se breve, di quiete. Poi ricominciamo da capo a porci domande e ci rodiamo e rodiamo fino a che siamo diventati di nuovo pazzi. In ogni momento siamo alla ricerca di uno o più colpevoli, cosicché almeno per quel momento tutto ci diventa sopportabile, e naturalmente, se siamo onesti, torniamo sempre a noi stessi. Ci siamo rassegnati al fatto che dobbiamo esistere, anche se per la maggior parte del tempo contro la nostra volontà, perché non ci è rimasto nient'altro, e tiriamo avanti solo perché sempre e sempre ancora, ogni giorno e ogni momento, ci rassegnamo da capo a questa realtà. E il punto d'arrivo, se siamo onesti, ci è noto da tutta la vita, è la morte, solo che per la maggior parte del tempo ci guardiamo bene dall'ammetterlo. E poiché abbiamo la certezza di non fare altro che avvicinarci alla morte e poiché sappiamo ciò che questo significa, cerchiamo di metterci a disposizione tutti i possibili mezzi per evitare questa consapevolezza e così, se guardiamo bene, in questo mondo non vediamo altro che gente occupata perennemente e per tutta la vita con questa diversione. Questo processo, che in ognuno è il processo fondamentale, debilita e accelera naturalmente tutto lo sviluppo verso la morte. […] Tutta questa gente, non importa chi sia, è dominata da questo processo volto a evitare la morte comunque imminente, avevo pensato. Tutto, in ogni uomo, è soltanto un evitare la morte. Solo se abbiamo a portata di mano un uomo con il quale alla fin fine possiamo parlare di tutto ce la facciamo, altrimenti no. dobbiamo andare da un Moritz e poterci sfogare.


[…]


Da me si era aspettata la salvezza, ma io l'avevo delusa. Anch'io ero perduto, come lei, una persona annientata, anche se con lei non l'avevo ammesso, lo sentiva, lo sapeva. Da una persona simile non poteva venire la salvezza. Al contrario una persona simile gettava uno ancor più profondamente in una disperazione senza via d'uscita.


[…]


Lei è perduto, come sono perduta io, disse. Lei può cercar scampo dove vuole. La sua scienza è una scienza assurda, come ogni scienza. si sente?

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